martedì 18 febbraio 2025

E anche nella Frisia (Friesland) si cantava.

 


 

 


La notte, durante le lunghe ore di insonnia, vengo assalita da pensieri e ricordi, uno dei quali è piuttosto nitido e vorrei chiedere a David di trascriverlo qui, sotto mia dettatura.

Penso di aver avuto undici anni quando mia madre ha subito una grave operazione che l'ha ridotta in fin di vita. La sua resilienza le ha permesso di sopravvivere: non voleva abbandonarci. Per riprendersi ha avuto bisogno di una lunga convalescenza e perciò siamo andati in Friesland dai parenti. Per arrivarci abbiamo preso il treno fino ad Amsterdam e da lì la nave, che, attraversando lo Zuiderzee, ci ha portato fino alla città di Lemmer. Dopo la grande diga (Afsluitdijk) il mare è diventato un lago (IJsselmeer). Da Lemmer poi si prendeva un treno fino alla città di Drachten, cinque ore di viaggio. Là abitavano la figlia di Beppe (la mia bisnonna) che era la zia di mia madre: Tante Janke, con lei il marito Klaas e le due figlie Anna e Metje. C'erano anche due maschi, Libbe e Haje, più grandi e sposati che vivevano per conto proprio. Di cognome facevano Dupont. Noi tre bambini abbiamo frequentato la scuola elementare lì a Drachten. Si insegnava in olandese anche se attorno a noi, fuori scuola, tutti parlavano frisone, che non è un dialetto ma una lingua: i Paesi Bassi hanno due lingue ufficiali: il Nederlandese e il Frisone, lingue che hanno alcune parole in comune ma sono comunque a sè stanti. Un esempio: Padre in olandese si dice Vader, in frisone Heit. Madre si dice Moeder in olandese, in frisone Mem. Nonna si dice Groetemuder, in Frisone Beppe, cavallo in olandese Paard, in frisone Hynder.  Quando ero piccola in casa si parlava solo frisone ma da quando ho cominciato a frequentare altri bambini, in strada e all'asilo, ho smesso di chiamare i miei genitori Heit e Mem ma Vader e Moeder. Quando i miei si incontravano con i parenti parlavano in frisone ma a noi ragazzini si rivolgevano in olandese. Ci si può laureare in Frisone come lingua straniera. Il cugino Libbe e sua moglie, una giovanissima e affabile coppia, mi hanno invitata a stare una settimana in casa da loro. Un giorno, mentre ero in giardino a scrivere un tema assegnatomi, alcuni ragazzi della scuola sono passati in bicicletta davanti alla casa e, vedendomi, sono andati avanti e indietro chiamandomi: "Aukje! Aukje! Aukje!" Io ero imbarazzata ma Libbe e sua mogle erano molto divertiti. I prati da pascolo ai confini della città erano un tappeto giallo di fiori Dotters, grossi e burrosi. I miei fratellini ed io qualche volta coglievamo i fiori e ne portavamo un mazzo a casa

 

I prati erano attraversati da Sloten, piccoli canali, che servivano per irrigare e trasportare mucche, vitelli e tori. Lo sport tradizionale era il salto dello Sloten: si piantava un lungo palo nel centro del ruscello e, facendo leva, si saltava sull'altra sponda. Il difficile era non perdere l'equilibrio quando si era sospesi al centro dello Sloten: in quel momento bisognava issarsi rapidamente sul palo con le mani e atterrare sulla sponda opposta.

 

 

Un giorno, passeggiando sui prati con i miei fratellini, due ragazzetti ci hanno fatto una proposta: se riuscivano a saltare lo Sloten in premio avrebbero avuto un bacio da me. Io sdegnata ho esclamato NO! Ho preso i miei fratellini, Minze, nove anni e mezzo, Henk, sette e mezzo, e ci siamo allontanati in fretta.

Un'altra attrazione lì a Drachten era il grande parco che circondava la caserma dei Marechusses (gendarmi della polizia militare) per via di un ponte che attraversava uno stagno. Questo ponte era fatto di sottili travi di legno con ai lati le balaustre. Bisognava attraversarlo di corsa altrimenti, andando piano, affondava nell'acqua e ci si ritrovava fradici.

 

Marechaussees


Una volta, al mercato del bestiame, che si teneva una volta alla settimana, ho assistito ad una compravendita in cui un allevatore ha comprato un vitello; per suggellare l'affare lui e il venditore si sputavano sui palmi delle mani e soddisfatti se le stringevano: affare fatto.

E in casa si cantava, con Anna bionda e Metje castana, le nostra cugine, più grandi di noi. Le solite canzoni folcloristiche olandesi tra le quali alcune tradizionali frisone. In un quaderno mi ero trascritta i testi di questi motivi ma dopo più di 80 anni il block è andato perso. Di una canzone che mi piaceva molto ricordo ancora melodia e strofa iniziale. Adesso la canticchierò a David e lui cercherà di ricostruirla cercando gli accordi giusti. Queste sono le parole della prima parte della canzone: "Tinske yet, tinske yet aan dat stille fjeld met blommen so wild begroeid we moans de ljurk inde loftens syongt en joons het fiskje djoet. Da metten wi elkar foar 't eerst.".

 

 

                                                                  Io Flaminia e David                 

 

Mia madre cantava con noi ed aveva una bellissima voce. Quando siamo tornati ad Haarlem Tante Janke ha chiesto a Beppe (86 anni) di rimanere con loro ma lei era troppo affezionata a noi ed è tornata con noi: mia madre era come una figlia per lei che l'aveva cresciuta. Ora sfoglio qualche vecchio album e cerco qualche foto da aggiungere qui sotto.


Beppe


Mia cugina Metje


A Drachten


Con i miei fratelli in giardino


 

Mio cugino Libbe e sua moglie

                                                        Mio cugino Haye e sua moglie




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