domenica 23 febbraio 2025

Mio padre Jan Fennema



Mio padre è nato il 27 Agosto 1907 a Suameer, Frisland. Era uno dei dieci figli dei suoi genitori Il primogenito era di padre diverso perchè mia nonna, rimasta vedova con un bambino piccolo, si è poi sposata con mio nonno. Mia nonna si chiamava Antje Ketelaar e mio nonno Minze Fennema. Hanno avuto 11 figli dei quali due morti in tenera età. Mio padre amava molto sua madre che era dolce e affettuosa e rimproverava suo padre perchè la metteva sempre incinta. Lei era debole di cuore ed è morta a soli 51 anni. Tutti i figli una volta finita la scuola elementare obbligatoria di sei anni hanno dovuto trovarsi un lavoro. Mio padre in una fattoria dove si trovava bene anche se il lavoro per un ragazzino era troppo pesante. Poi ha fatto il militare. I suoi superiori erano contenti di questo ragazzo in gamba e l'hanno promosso caporale. Dopo il servizio militare ha conosciuto mia madre che abitava in un villaggio vicino, De Tike. I maschi di questo villaggio non vedevano di buon'occhio mio padre perchè si stava prendendo una bella ragazza del posto. Un giorno lo hanno seguito mentre usciva dal villaggio, lo hanno bloccato e lo hanno picchiato intimandogli di non farsi più vedere. Lui però non si è arreso ed ha continuato a frequentare mia madre. Prima di sposarsi mio padre ha deciso di andare per un periodo in America a vedere che aria tirava. E' stato ospite di alcuni parenti e poi  ha trovato lavoro in una fattoria del New Jersey. Più tardi ha raccontato a noi figli di questa sua avventura americana e di come la fattoria fosse moderna ed efficiente e di come le mucche venissero munte meccanicamente. Le stalle erano ben illuminate e pulitissime e c'era una musica soffusa in sottofondo, per rendere le mucche tranquille. Il lavoro andava bene ma un giorno mio padre ha ricevuto una lettera in cui si diceva che il nonno della sua fidanzata era molto malato ed esprimeva il desiderio di rivederlo prima di morire. Mio padre ha preso la nave pensando di rivedere i suoi cari, sposarsi con mia madre e tornare assieme a lei in America. Però è andata diversamente. Una volta in Frisia il nonno era morto. I miei si sono sposati e hanno fatto i preparativi per l'America. La visita medica per poter partire era molto severa, troppo. A mia madre hanno trovato un'unghia del piede incarnita e per questo banalissimo motivo non le hanno dato il visto. Frattanto il contratto di mio padre nella fattoria del New Jersey è scaduto e così è svanito il loro sogno americano. La neo coppia, in compagnia di Beppe (la nonna di mia madre), si è trasferita a Den Helder dove poi siamo nati io e i miei due fratelli.

 

Den Helder 1931. Zio Bouke, nonna Beppe, mio  padre Jan, mia madre Antje, io.



 Haarlem 1942

Quando avevo quattro-cinque anni siamo andati ad abitare a Haarlem, dove vivevano il fratello di mio padre, Hendrik Houwink, con la moglie e i due figli. Erano gli anni '30, i tempi della grande crisi: disoccupazione, pochissimi soldi. Mio padre accettava qualsiasi lavoro per poter mantenere la famiglia. Anche se la vita era dura e piena di ristrettezze non mi sono mai sentita povera o infelice: noi figli eravamo amati e curati e la famiglia era unita. Mio padre però aveva sempre i pensieri rivolti all'America. Con il fratello Hendrik aveva un'attività, un laboratorio in cui aggiustavano e vendevano biciclette. Nel retro poi producevano piccoli pezzi di ricambio per macchinari di fabbrica. Mio padre ha avuto una bella intuizione ed ha inventato un sistema per migliorare la fabbricazione di questi oggetti ma il fratello ha depositato il brevetto a suo nome privando mio padre della giusta ricompensa. Dopo questa grande delusione e dopo mille altre vicissitudini papà ci ha fatto vedere un'offerta di lavoro in Argentina, in una fattoria in mezzo alla Pampa. La casa destinata ai nuovi lavoratori sulla carta sembrava bellissima e dopo molte riflessioni i miei hanno deciso di affrontare questa grande avventura e siamo partiti che io avevo già diciannove anni. Tempo addietro Beppe era morta, a novantuno anni, quando io ne avevo 16. 

A mio padre piaceva molto leggere libri sui viaggi tenendo l'atlante accanto a se. La sera, dopo cena, leggeva ad alta voce un libro per mia madre e Beppe mentre loro rammendavano o facevano la maglia.

 

Mia nonna Beppe a 18 anni

 

I miei nonni con i loro 10 figli nel 1930 (circa). Da sinistra a destra: Ibele, Bouke, Hendrik, Aukje, Johanna, Jan, Hendrikje, Sien, Foeke, Wopke.


Mio padre Jan nel 1927


 


mercoledì 19 febbraio 2025

Dal 15 al 23 Febbraio 2025

 

Lo scorso sabato, 15 febbraio, son venuti qui da noi per una settimana Sigrid, Kevin e Flaminia durante una vacanza scolastica. Livia frequenta il primo anno di filosofia all'università di Amsterdam. Per alcune lezioni è richiesta la presenza e perciò non è potuta venire. Come siamo felici David ed io di averli qua. Il tempo vola, oggi è mercoledi e domenica già partono: vorrei fermare il tempo! Sigrid fa delle cenette squisite, è una formidabile cuoca. David come al solito va a scuola (liceo artistico) e il trio olandese va a spasso per Roma. Oggi qui in camera mia ho fatto una bella chiacchierata con Flaminia: chi l'avrebbe mai pensato che avrei avuto delle nipotine nate in Olanda che parlano bene l'italiano. Kevin che ha le mani d'oro ha aggiustato un pò di cose in casa. David sta realizzando una serie fotografica intitolata School meal. Oggi pomeriggio ha inserito anche Flaminia in questa serie fotografandola sù in terrazza. Flaminia è una ragazza adorabile, ha una grande creatività ed è molto portata per la musica. A maggio compie diciasstte anni e finito quest'anno scolastico le manca solo un anno per conseguire la maturità. Sta già ponderando la direzione da prendere e per questo frequenterà vari open days. Perbacco mi sambra ieri che la tenevo sulle ginocchia leggendole un libro di favole. Ho dei figli e dei nipoti che sono dei tesori, Kevin e Jennifer compresi!

 

Flaminia

 

Claudia       

Jan


Claudia



martedì 18 febbraio 2025

E anche nella Frisia (Friesland) si cantava.

 


 

 


La notte, durante le lunghe ore di insonnia, vengo assalita da pensieri e ricordi, uno dei quali è piuttosto nitido e vorrei chiedere a David di trascriverlo qui, sotto mia dettatura.

Penso di aver avuto undici anni quando mia madre ha subito una grave operazione che l'ha ridotta in fin di vita. La sua resilienza le ha permesso di sopravvivere: non voleva abbandonarci. Per riprendersi ha avuto bisogno di una lunga convalescenza e perciò siamo andati in Friesland dai parenti. Per arrivarci abbiamo preso il treno fino ad Amsterdam e da lì la nave, che, attraversando lo Zuiderzee, ci ha portato fino alla città di Lemmer. Dopo la grande diga (Afsluitdijk) il mare è diventato un lago (IJsselmeer). Da Lemmer poi si prendeva un treno fino alla città di Drachten, cinque ore di viaggio. Là abitavano la figlia di Beppe (la mia bisnonna) che era la zia di mia madre: Tante Janke, con lei il marito Klaas e le due figlie Anna e Metje. C'erano anche due maschi, Libbe e Haje, più grandi e sposati che vivevano per conto proprio. Di cognome facevano Dupont. Noi tre bambini abbiamo frequentato la scuola elementare lì a Drachten. Si insegnava in olandese anche se attorno a noi, fuori scuola, tutti parlavano frisone, che non è un dialetto ma una lingua: i Paesi Bassi hanno due lingue ufficiali: il Nederlandese e il Frisone, lingue che hanno alcune parole in comune ma sono comunque a sè stanti. Un esempio: Padre in olandese si dice Vader, in frisone Heit. Madre si dice Moeder in olandese, in frisone Mem. Nonna si dice Groetemuder, in Frisone Beppe, cavallo in olandese Paard, in frisone Hynder.  Quando ero piccola in casa si parlava solo frisone ma da quando ho cominciato a frequentare altri bambini, in strada e all'asilo, ho smesso di chiamare i miei genitori Heit e Mem ma Vader e Moeder. Quando i miei si incontravano con i parenti parlavano in frisone ma a noi ragazzini si rivolgevano in olandese. Ci si può laureare in Frisone come lingua straniera. Il cugino Libbe e sua moglie, una giovanissima e affabile coppia, mi hanno invitata a stare una settimana in casa da loro. Un giorno, mentre ero in giardino a scrivere un tema assegnatomi, alcuni ragazzi della scuola sono passati in bicicletta davanti alla casa e, vedendomi, sono andati avanti e indietro chiamandomi: "Aukje! Aukje! Aukje!" Io ero imbarazzata ma Libbe e sua mogle erano molto divertiti. I prati da pascolo ai confini della città erano un tappeto giallo di fiori Dotters, grossi e burrosi. I miei fratellini ed io qualche volta coglievamo i fiori e ne portavamo un mazzo a casa

 

I prati erano attraversati da Sloten, piccoli canali, che servivano per irrigare e trasportare mucche, vitelli e tori. Lo sport tradizionale era il salto dello Sloten: si piantava un lungo palo nel centro del ruscello e, facendo leva, si saltava sull'altra sponda. Il difficile era non perdere l'equilibrio quando si era sospesi al centro dello Sloten: in quel momento bisognava issarsi rapidamente sul palo con le mani e atterrare sulla sponda opposta.

 

 

Un giorno, passeggiando sui prati con i miei fratellini, due ragazzetti ci hanno fatto una proposta: se riuscivano a saltare lo Sloten in premio avrebbero avuto un bacio da me. Io sdegnata ho esclamato NO! Ho preso i miei fratellini, Minze, nove anni e mezzo, Henk, sette e mezzo, e ci siamo allontanati in fretta.

Un'altra attrazione lì a Drachten era il grande parco che circondava la caserma dei Marechusses (gendarmi della polizia militare) per via di un ponte che attraversava uno stagno. Questo ponte era fatto di sottili travi di legno con ai lati le balaustre. Bisognava attraversarlo di corsa altrimenti, andando piano, affondava nell'acqua e ci si ritrovava fradici.

 

Marechaussees


Una volta, al mercato del bestiame, che si teneva una volta alla settimana, ho assistito ad una compravendita in cui un allevatore ha comprato un vitello; per suggellare l'affare lui e il venditore si sputavano sui palmi delle mani e soddisfatti se le stringevano: affare fatto.

E in casa si cantava, con Anna bionda e Metje castana, le nostra cugine, più grandi di noi. Le solite canzoni folcloristiche olandesi tra le quali alcune tradizionali frisone. In un quaderno mi ero trascritta i testi di questi motivi ma dopo più di 80 anni il block è andato perso. Di una canzone che mi piaceva molto ricordo ancora melodia e strofa iniziale. Adesso la canticchierò a David e lui cercherà di ricostruirla cercando gli accordi giusti. Queste sono le parole della prima parte della canzone: "Tinske yet, tinske yet aan dat stille fjeld met blommen so wild begroeid we moans de ljurk inde loftens syongt en joons het fiskje djoet. Da metten wi elkar foar 't eerst.".

 

 

                                                                  Io Flaminia e David                 

 

Mia madre cantava con noi ed aveva una bellissima voce. Quando siamo tornati ad Haarlem Tante Janke ha chiesto a Beppe (86 anni) di rimanere con loro ma lei era troppo affezionata a noi ed è tornata con noi: mia madre era come una figlia per lei che l'aveva cresciuta. Ora sfoglio qualche vecchio album e cerco qualche foto da aggiungere qui sotto.


Beppe


Mia cugina Metje


A Drachten


Con i miei fratelli in giardino


 

Mio cugino Libbe e sua moglie

                                                        Mio cugino Haye e sua moglie




mercoledì 5 febbraio 2025

Io futurista

 

 

Primo lavoro (acrilico su carta)

 

Negli anni '90 ho seguito il corso di pittura su stoffa alla Scuola di Arti Ornamentali di San Giacomo, a Roma. In genere, nella maggior parte dei casi, sono i genitori che vanno a trovare i figli a scuola. Nel mio caso era David che veniva a trovare sua madre a scuola per vedere i suoi lavori e conoscere l'insegnante. Il lavoro che iniziavo a scuola non potevo però continuarlo a casa per mancanza di attrezzi e macchinari, troppo ingombranti da tenere in un appartamento. David mi ha quindi consigliato di munirmi di colori e pennelli e cominciare a dipingere. Per la prima volta in vita mia ho preso i pennelli in mano e con grande entusiasmo ho cominciato a sbizzarrirmi sulla carta. Il mio primo dipinto David l'ha incorniciato ed è appeso sopra il mio letto. Nella vecchia casa avevo un grande tavolo da lavoro nella stanza di Jan (che si era trasferito in America). C'era uno stereo sempre acceso con musica classica: come mi piaceva Mahler. Ho cominciato a lavorare su fogli più grandi e poi mi è venuta l'idea di ritagliare delle immagini da riviste e incollarle sulla carta per poi dipingere con gli acrilici intorno alle figure. Il passo successivo è stato quello di eliminare gli acrilici e incollare carta su carta: collages. Non conoscevo questo metodo, una vera e propria novità per me. Trovare vecchie riviste e ritagliare le forme giuste, con i colori adeguati, e incollandole cercando i giusti equilibri compositivi era esaltante e mi portava a lavorare freneticamente. Appena potevo mi dedicavo alla creazione di nuovi collages. Negli anni ne ho fatti tantissimi ed ora che ho difficoltà nel camminare e non posso uscire ne realizzo a catena e ho cartelle e cartelle piene di lavori. Quando Jan e Sigrid vengono a Roma ne scelgono alcuni che poi, incorniciati, fanno bella mostra di sè sulle pareti delle loro case. Qualche giorno fa David e Claudia sono andati a vedere una mostra sul Futurismo al Museo di Valle Giulia. Hanno scattato foto dei lavori di diversi artisti esclamando: "Assomigliano ai lavori di mamma!" Ho visto queste foto e mi meraviglio perchè i miei lavori sono nati spontaneamente, non mi sono ispirata a nessuno. Insomma, io sono una futurista.

 

 

Uno dei dipinti di grandi dimensioni

 


Collage

Collage

Collage

Collage

Collage

Collage


Collage

Tecnica mista



mercoledì 29 gennaio 2025

Jan e il volontariato

 
 
Nel 2018, poco tempo dopo essersi trasferito a vivere nel Bronx, il quartiere più povero di New York e tra i piu' poveri degli interi Stati Uniti, a Jan è venuto il desiderio di fare qualcosa per tentare di aiutare chi vive in condizioni difficili. Si è quindi unito come volontario alla New York Cares, un'associazione che segue decine di situazioni nelle quali c'è bisogno di persone che offrano il loro aiuto. Sul loro sito i volontari ogni giorno possono vedere dove e quando c'è una soup kitchen o una distribuzione di cappotti per l'inverno o altro e si registrano per ciò che piu' gli si addice. Dopo circa un anno con NY cares, Jan e' venuto a conoscenza del gruppo di Sant'Egidio che e' nato a Roma negli anni settanta e che ha un suo ramo anche a NY e cosi' si e' unito a loro. Ogni martedì preparano un abbondante pasto per i senzatetto. Fin dalla mattina i volontari si alternano in cucina dove in grandi pentole vengono preparate piu' di 200 zuppe, riso o pasta. E quattro tipi di panini tra i quali quello molto apprezzato con la crema di arachidi (peanut butter) e marmellata, un classico americano. Alle 18 i volontari si dividono in sette gruppi, ognuno con un itinerario diverso, e distribuiscono i pasti ancora caldi ai bisognosi, ascoltando i loro racconti di vita vissuta, spesso molto toccanti. A Natale e per il Thanksgiving c'è un pasto speciale dove i senzatetto vengono invitati all'interno di una grande sala e serviti dai volontari e una volta all'anno viene organizzato un evento con musica con anche un'asta di beneficenza per raccogliere fondi per aiutare gli homeless. Jan in questo caso mette a disposizione varie casse del suo vino pregiato. Questa equipe del Sant'Egidio è molto affiatata e sono nate delle amicizie che si sviluppano anche al di fuori del volontariato.
 
 
 
 

 
 

 
 

Jan e Piet Hein

Tempo fa Jan mi ha mandato una mail dicendomi che da un pò di giorni aveva in testa la canzone di Piet Hein. L'ha cercata su Youtube ed era presente in diverse versioni: che ricordi! Anche io poi l'ho cercata e mi sono meravigliata di come dopo tutti questi anni Jan si ricordasse di quasta canzone. Quando i miei figli erano piccoli cantavo per e con loro e la sera per farli addormentare intonavo vecchie canzoni folkloristiche olandesi che, ai loro tempi, anche i miei genitori avevano imparato a scuola. La canzone Piet Hein celebra la vittoria navale dell'Olanda sulla Spagna dell'omonimo ammiraglio (Piet Hein, zyn naam is klein, zyn daden bennen groot - Piet Hein, il suo nome è breve ma le sue azioni sono grandi). Tra i motivi che intonavo la sera per far addormentare i miei figli c'era Muss I Den Auswandern Gehn: che bella canzone! A quei tempi abitavamo in via Goiran, alle pendici di Monte Mario, dove siamo stati per vent'anni. Nel 1980 ci siamo trasferiti alla Balduina in una casa molto più grande dove ognuno dei ragazzi aveva la propria stanza. Nella vecchia casa tutti e tre i figli dormivano nella stessa stanza e una sera che era già tardi i ragazzi non si addormentavano perchè avevano inventato un quiz e ridevano a crepapelle. Pino era preoccupato perchè la mattina dovevano alzarsi presto per la scuola. Allora io mi son seduta su un letto e mi sono messa a cantare. Loro intonavano le canzoni insieme a me ma caricaturizzandole e stonandole apposta, però io insistevo e piano piano si sono calmati e addormentati. Ogni sera, poi, come fosse un rito, pescavo la gattina PoesjeMauw da sotto le coperte di Sigrid o di Jan e la portavo nella sua cuccia. Da tempo Piet Hein era finito nel dimenticatoio ma grazie a Jan è saltato fuori di nuovo.
 


Sigrid con Poesje Mauw


sabato 25 gennaio 2025

Profilo Facebook di David, post, risate.

 
 
 
 

 
 
Questo pomeriggio, passando col mio deambulatore davanti alla stanza di David, ho sentito delle forti risate e poi ho visto Claudia che mi indicava il computer. Mi sono avvicinata e ho letto con grande ilarità la didascalia che accompagnava la foto di David, che non era lui però era lui. La sua solita sconfinata fantasia. I commenti erano tanti e molti dei commentatori credevano all'improbabile racconto. Zio Elias e zia Boukje, ovviamente, non sono mai esistiti
 
 
 
 
 

Oggetti ricordo del Canada. Jean.

 
 
 
 

 
Nel gennaio del 2009 io e David ci siamo trasferiti dalla Balduina all'Esquilino, da una casa enorme ad una più piccola. Per forza e con dispiacere ci siamo dovuti disfare di tanti mobili, quadri, vestiti, oggetti. Nel corso degli anni, ogni volta che andavo in Canada dai miei, ho acquistato dai nativi americani vari oggetti di artigianato. Il primo è stata una piccola testa d'indiano intagliata nel legno. Poi ho acquistato due piccoli totems in legno dipinto. Con mio fratello Minze abbiamo fatto un giro in macchina attraversando le riserve indiane. Mi è sembrata una terra desolata, abitata un tempo da un popolo fiero e orgoglioso. Ogni volta che andavo in Canada l'aereo mi portava fino a Toronto e là dovevo prendere un aerobus destinazione London Ontario. Una volta arrivata a London, sull'aereo da cui scendevo salivano a bordo uomini d'affari elegantissimi con cravattino e cappello da cow boy: andavano a Toronto per affari. Questa scena l'ho raccontata a Pino una volta tornata a Roma. Era incuriosito, anche affascinato. Da allora ho portato dal Canada diversi cappelli per Pino che, con grande piacere, ha cominciato a indossare spesso quando usciva in giro per Roma. Uno di questi cappelli l'ha messo anche Kevin, alcuni anni fa, durante un set fotografico di David su in terrazza.
 
 

 
 
Mia madre aveva un'amica, Jean, che abitava nella stessa zona e ogni tanto andava da mia madre per passare una serata a vedere qualcosa di interessante in TV. Quando ha saputo che c'ero io è venuta a trovarmi e ci siedevamo in giardino con scoiattoli che correvano su e giù per gli alberi. Sapendo che a me piaceva tanto leggere mi portava dei libri che prendeva da City Lights, un negozio di libri usati. Lei era molto simpatica e chiacchieravamo volentieri. Un sabato lei e suoi parenti hanno organizzato un Garage Sail e là ho comprato una minuscola zucca trasformata in Pinocchio che ora sta in un bicchiere poggiato su un ripiano nel bagno di casa a Roma.
 
 

 
Dopo la mia partenza Jean è andata da mia madre per vedere uno spettacolo musicale di Andrè Riu un violinista di cui erano fans. Jean non arrivava e non rispondeva al telefono di casa. Il giorno dopo nel giornale locale mia madre ha letto un articoletto che diceva che Jean, uscendo di casa, era sata investita da una macchina ed era morta. Vicino a lei, sull'asfalto, la pizza che aveva comprato per lei e mia madre. Nel punto della tragedia, che era mal illuminato, hanno installato un semaforo e un lampione.



 

 
 
 
 
 

lunedì 20 gennaio 2025

Meredith Mc Neal

 
 
Inside Outside Triple Window (Monte Verde, Roma), 2018, ink and watercolor on paper, 75x55"

 
 
Diversi anni fa da New York Jan mi ha fatto sapere che una sua amica di Brooklyn teneva una mostra dei suoi quadri in una galleria di viale Manzoni. Jan mi ha suggerito di andarci. La galleria era situata nel nostro rione, a due passi da casa. Ci sono andata insieme a David. I lavori esposti mi piacevano molto e abbiamo conosciuto l'autrice. Era molto simpatica e l'ho invitata a pranzo per il giorno dopo. Ed è venuta a piedi dal Gianicolo dove era ospite nell'istituto per artisti americani. E' stato un incontro molto carino ed eravamo in sintonia. In seguito, durante altre sue brevi vacanze romane, è tornata a casa nostra per un pranzetto nella nostra spaziosa cucina abitabile. Siamo rimaste in contatto via e-mail e ogni anno per Natale mi spedisce una cartolina raffigurante uno dei suoi bellissimi lavori. Io ricambio i suoi auguri con l'immagine di un mio collage. Anche quest'anno è arrivata la sua cartolina ma non mi è stato possibile risponderle per via della difficoltà che ho nel sedermi al computer. Adesso ho trovato un abilissimo segretario in David e tramite lui, anche se in ritardo, le mando gli auguri per un bel 2025. Dear Meredith I wish you all the best for this 2025. Your card is like always beautiful. Much love. Aukje.
 

Aukje Fennema - Collage


domenica 19 gennaio 2025

David che compone

 


David insegna Pittura al Liceo Artistico di via di Ripetta. A volte la sera prepara la lezione e il tema da assegnare il giorno dopo ai suoi studenti. E ogni lunedì ha i colloqui telefonici con i gentori che si sono prenotati. Poi ci sono i consigli di classe dove tra prof. si discute sull'andamento di ogni sezione. E due volte all'anno ci sono gli scrutini per le pagelle. A volte va alle mostre dei suoi ex allievi e ultimamente anche alla mostra della madre di una sua studentessa. Si sposta con metro e autobus perchè al momento il motorino è rotto. Adesso che (da un pò di tempo) sono peggiorata con i movimenti (mi sposto col deambulatore) David pensa anche alle faccende domestiche: lavatrice, spesa, lavaggio piatti, cucinare, bollette, posta, banca, ecc. Meno male che da un paio di giorni riesco di nuovo a cucinare la cena così  da diminuire i suoi oneri. Poi si dedica alla musica e al disegno, sue grandi passioni da sempre. Quando era piccolo si chiudeva per ore nel soggiorno e ascoltava i dischi che io gli compravo. Quando aveva 13 anni per il suo compleanno gli abbiamo regalato una chitarra acustica, una Yamaha FG 140, che ancora possiede e suona. Con questa chitarra sta componendo e registrando i suoi pezzi, notte e giorno, senza sosta. Nel 1978-79 Little Tonny, al tempo amico di suo padre, dall'America gli ha portato una chitarra elettrica; una Fender Stratocaster. Qundo lo sento suonare nella sua stanza penso: geniale!!! A volte mi mette le cuffie per farmi ascoltare qualche sua composizione. Così giorni fa, quando ha messo un suo nuovo pezzo che mi è particolarmente piaciuto. Sono rimasta esterrefatta per come ha combinato armonie e arrangiamenti, parti vocali e chitarristiche. Tante voci sovrapposte su un ricco tappeto di suoni.

 

P.S.

Questo post è stato scritto sotto dettatura



David con la chitarra di Little Tony nel 1979
   David con la chitarra di Little Tony nel 1979

                                       


 David con il suo gruppo Puffy Saigon nel 2022

                                              

 

 

 



Jan e Jennifer in Messico

Il 13 di questo mese Jan e Jennifer sono tornati a New York dopo una vacanza di venti giorni in Messico. Prima hanno soggiornato a Izamal e Merida nello stato dello Yucatan e poi a Campeche e Bacalar. Jan ci telefona qui a Roma ogni domenica alle 16 e così ha fatto anche dal Messico raccontandoci le loro vicissitudini messicane. Hanno girato in macchina e anche in bici, visitando posti bellissimi, antiche città Maya e natura incontaminata. La popolazione è molto gentile e per strada tutti si salutano, anche tra estranei. Purtroppo ci sono sempre piu' obesi; nei paesini non c'è acqua potabile e quindi la gente beve piu' coca cola che non acqua. Si sono poi spostati a Mexico City, una metropoli enorme di 21.580.827 abitanti. Erano già stati in questa città circa 10 anni fa e stavolta l'hanno trovata ancora piu' vivace, pulita e vivibile. Anche per questo ci abitano sempre piu' giovani americani, i cosiddetti  "digital nomads", che riescono a lavorare in qualsiasi parte del mondo grazie al computer e che scelgono quindi posti piu' economici dove vivere. Jan raccontava che in giro per la città, soprattutto nei quartieri piu' belli, per strada si sente parlare moltissimo in inglese, ma anche francese e tedesco. E proprio perche e' diventata una citta' cosi' attraente per tanti expats (chi decide di trasferirsi in un certo paese non per necessita' ma per scelta di vita), Mexico City e' inevitabilmente diventata molto piu' cara. E l'avvento degli americani e della loro cultura delle mance ha fatto sì che ora, quando si mangia al ristorante, a fine pasto col conto arriva anche la richiesta di una mancia del 10% o 15%. Gli abitanti messicani non sono del tutto contenti di questi sviluppi.










venerdì 17 gennaio 2025

Carlos su Facebook

 


A sorpresa su Facebook è comparsa una foto di Carlos e me con una scritta che mi ha commossa. Carlos è il mio figlioccio, l'ho tenuto a battesimo nel Marzo del 1967. Pur non essendo cattolica ho avuto un permesso per poterlo fare. La sua mamma è una mia amica cubana che si sposò a Roma con Julio, spagnolo. Quando Carlos era molto piccolo si sono separati. Cristina si è quindi trasferita a Parigi raggiungendo suo padre Oscar. Carlos è rimasto col padre in Italia. Durante la separazione dei genitori  è stato ospite da noi, ci chiamava zio e zia ed io lo presentavo come mio nipote. Era un grande piacere averlo qui con noi. Adesso lui vive alle Canarie, fa l'addestratore di cani, ha due bei figli. Ogni anno passa a trovarci e sta con noi qui a Roma. Il nostro affetto per lui è grande.

mercoledì 15 gennaio 2025

Due melodie d'annata non dimenticate.

Quando avevo 9-10 anni abitavamo nella Generaal Botha Straat, non lontano dalla mia scuola. Nell'intervallo del pranzo tornavo a casa per mangiare un panino. Mi apriva Beppe, la mia bisnonna, nonna di mia madre, che abitava con noi da sempre. Sentivo cantare mia madre che di sopra puliva le stanze, salivo per salutarla. La finestra sul retro si affacciava sul nostro piccolo giardino che confinava con quello di un asilo, li divideva uno steccato. Quel giorno nel giardino della scuola c'erano diversi bambini che giocavano sorvegliati da due giovani maestre. La scena illuminata da un bel sole. Le maestre hanno cominciato a cantare e i bambini le hanno seguite. Quello che si svolgeva davanti ai miei occhi e il motivo che tanto mi coinvolgeva mi hanno così colpito che non ho mai più dimenticato quella scena. E ancora oggi ricordo quella melodia struggente.
Anni dopo, durante l'adolescenza, sono andata con la mia cugina-amica Wietske a vedere un film italiano. La melodia della colonna sonora mi ha talmente colpito che la ricordo ancora. In quei giorni l'ho insegnata a mia cugina e poi l'abbiamo adottata come richiamo. Io andavo da lei in bicicletta e invece di bussare fischiavo la prima parte di questa melodia per segnalare la mia presenza. Lei subito rispondeva con la seconda parte per dirmi: "Ho sentito, ora scendo".
 
P.S.
Post dettato a David che ha imparato e suonato i pezzi che gli ho varie volte canticchiato.
 
 
 
 
Ecco la melodia dei bambini!
 

 

E questa è la melodia del film




                                                  Wietske, sua cugina ed io (circa 1946-47)





sabato 11 gennaio 2025

Melodia d'infanzia

 
 
 

 
 
Dal 1937 al 1943 ho frequentato la scuola elementare pubblica ad Haarlem, nei Paesi Bassi. La scuola primaria in Olanda dura sei anni. Poi si accede direttamente alla scuola superiore visto che non c'è la scuola media. In questa ottima scuola che si chiamava Frans Hals School si cantava molto e anche in casa si cantava, con mia madre e i miei due fratellini. Mio padre era stonato ma fischiava molto bene ed amava ascoltarci. Quando avevo 11 o 12 anni, a volte, camminando da sola per strada, dentro di me si formavano, quasi da sole, delle melodie. Non volevo assolutamente dimenticarle ma, non conoscendo la musica e non potendondole quindi trascrivere, le armonie si sovrapponevano e venivano presto da me dimenticate. E perciò ho deciso di salvarne almeno una cantandola regolarmente. E così ho fatto negli anni, fino ad oggi, nel 2025. Questa storia l'ho raccontata a David, gli ho cantato la melodia e subito lui ha preso la chitarra per trovare gli accordi giusti e accompagnare il cantato. In poco tempo ha imparato il motivo suonandolo e cantandolo con precisione. Poi è arrivata la sua ragazza e ha fatto un video nella mia stanza, così la mia piccola creazione musicale è uscita dal limbo dorato e remoto del mio intimo per vedere la luce. Sono emozionata.
David, con le sue chitarre, la sua voce, e il suo computer, compone e registra la sua incredibile musica. Piano piano lavorerà a questa mia creazione orchestrandola e arrangiandola. Ci vorrà un pò di tempo perchè ha mille impegni. Dopo più di ottanta anni, con mia grande emozione, questa melodia è ascoltabile da tutti. 
 
P.S.
Questo post l'ho dettato a David