venerdì 11 marzo 2011

Il Giappone e la cucina

Huoguo


A Via Merulana 248, a breve distanza dalla basilica di Santa Maria Maggiore c'è il Museo Nazionale d'Arte Orientale "Giuseppe Tucci". Questo museo è stato fondato nel 1957 e aperto al pubblico il 16 giugno 1958. Le raccolte artistiche e archeologiche provengono principalmente dalle esplorazioni di Giuseppe Tucci in Tibet nonchè dagli scavi condotti in Iran, Afghanistane e Pakistan.
Circa un anno fa in una sala di questo bel museo c'è stata una dimostrazione dell'ikebana, cioè l'arte giapponese della disposizione dei fiori recisi ed altri elementi di natura organica come rami, foglie, erbe. Tanti anni fa (ma sembra ieri) ho visto per la prima volta come una signora realizzava queste composizioni giapponesi per una sfilata di alta moda in stile nipponico, dove io ero la sposa, bionda, truccata e pettinata da giapponese. Ne rimasi sensibilizzata, tanto che poi, raccogliendo del materiale nella natura, l'ho disposto su una ciotola, scegliendo, spaccando, provando, finchè ne ero soddisfatta. Era ikebana a modo mio. Solo dopo ho saputo che quest'arte si impara con un maestro e ci vogliono tante lezioni. Sono andata all'evento di ikebana nel museo ed è stato bellissimo.
L'altro ieri, domenica, nello stesso museo c'era una lettura sulla cucina giapponese. Ne volevo sapere di più e ci sono andata. Risultava che l'ingresso era gratuito per tutte le donne per l'iniziativa "Donne e arte". C'erano due sorelle che illustravano l'incontro al pubblico in sala. Una sorella, Maria Laura, conoscitrice di tutto quello che concerne il paese del Sol Levante, anche la lingua, raccontava di come gli abitanti di quel paese si nutrissero e con le diapositive mostrava tanti piatti di bel aspetto e i loro nomi. Il racconto di Maria Laura veniva intercalata da sua sorella Antonella, attrice, che leggeva dei brani di scrittrici contemporanee giapponesi, pagine nelle quali si parlava spesso di cibo e di com'è bello soggiornare a lungo in cucina. Preferibimente una cucina spaziosa. Una scrittrice dice addiritura di come sarebbe bello, quando la sua ora fosse arrivata, morire in cucina.
Su Google ho attinto come al solito a un pò di notizie.
Il popolo giapponese è uno dei pù longevi del mondo, a questo dato si aggiunge la constatazione relativa a  una scarsissima incidenza di malattie cardiovacolari e patologie tumorali. Sembra che si possa attribuire buona parte del  merito al  tipo di alimentazione adottata dagli abitanti del Giappone. Il pasto tradizionale è composto principalmente dal piatto principale (spesso pesce) completato da una quantità di contorni vari. Utilizzano molte spezie, le bevande come il tè verde, il tofu,  la soia ed i suoi derivati, la salsa e il miso, le alghe col loro basso apporto calorico ma ricche di vitamine, aminoacidi e Omega 3, lo zenzero riconosciuto dalla medicina cinese per essere attivo contro l'astenia e l'impotenza. Ai sushi si riconoscono le qualità di cibo sano e nutriente dalle enormi potenzialità preventive nonchè curative.
Anche in Italia ci si è accorti che la dieta a base di carne e latticini ha apporti di calorie e colesterolo che la dieta giapponese, usando poco olio o grassi, tranne in rari piatti, non ha, pur rimanendo altamente nutriente.
In nessun posto come in Giappone è  vero il modo di dire "mangiare qualcosa con gli occhi": ogni piatto è preparato con maniacale cura per colori e proporzioni, e viene servito su stoviglie in genere semplici per non distogliere l'attenzione dal cibo, che è e deve rimanere l'obiettivo principale dlla nostra attenzione.
Adesso mi è venuto l'appetito però e vado nella nostra cucina che è piuttosto ampia e mangerò un piatto di minestrone con delle saporite polpettine a base di soia. E i miei occhi si alzano ogni tanto dal piatto per vedere in alto i dipinti di David del suo periodo "Amico degli Animali".



Ramen

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