giovedì 3 marzo 2011

Domus Aurea


Cammino per il parco di Colle Oppio e vedo come al solito, e sempre al solito posto, un gruppetto di ragazzini che gioca a pallone con grande passione. Una volta c'erano qui i fastosi giardini e la dimora di Nerone. Leggendo le sue diverse biogafie, spesso contrastanti, concludo che al contrario di questi ragazzini calciatori lui ha vissuto una gioventù e un' infanzia tormentate, circondato com'era da assassini e avvelenatori. La costrizione al suicidio era la norma. Un ambiente ambiguo e crudele. Sua madre, ambiziosa, per motivi politici e dinastici combinò il matrimonio del figlio, appena sedicenne, con la sorellastra dodicenne Claudia Ottavia. Nerone era istruito avendo come tutore Seneca. Secondo le ultime ricerche sembrerebbe che sia stato un grande artista. Finora la storia ce l'ha tramandato come un dilettante sia nel campo della musica che della pittura. Sicuramente momenti felici li avrà passati, me lo auguro.
Vedendo la foto di Pino e me seduti su una panchina con alle nostre spalle i resti della casa di Nerone mi sono tuffata sulle tante pagine di Google che toccano questo argomento. Ecco due parole sulla residenza dell'imperatore.
Dopo il disastroso incendio del 64 d.C., che devastò Roma, l'imperatore Nerone (Lucio Domizio Enobarbo, Anzio 15 dicembre 37 - Roma 9 giugno 68) fece costruire la Domus Aurea. Fu progettata dagli architetti Severo e Celere e fu realizzata in mattoni; l'imperatore si interessò ad ogni dettaglio del progetto e supervisionò personalmente i lavori. Nerone la fece costruire con l'obiettivo di creare un'immensa residenza che doveva essere la più vasta e preziosa del mondo. Divenne una villa per feste con più di 300 stanze tra le quali nemmeno una camera da letto, neanche cucine e latrine sono state ritrovate. La vera residenza di Nerone rimase comunque nei palazzi imperiali del Palatino. La Casa Dorata era riservata probabilmente solo allo svago e all'ozio dell'imperatore e dei suoi ospiti. Sui vari piani v'erano piscine, e fontane nei corridoi. Per le sue ricche decorazioni in oro e per i suoi prestigiosi arredi acquisì il nome di Domus Aurea (Casa Dorata). La residenza era estesa circa 2,5 km. Era circondata da giardini con padiglioni per feste. I giardini comprendevano boschi,  vigne e laghetti in parte artificiali ed animali selvatici. Nerone commissionò anche una colossale statua di bronzo di 35 metri raffigurante se stesso vestito con l'abito del dio-sole romano Apollo, il Colossus Neronis. Si suppone che nel medioevo l'anfiteatro Flavio prese il nome Colosseo, proprio da questa statua.
Quando Nerone entrò per la prima volta nella sua Domus Aurea esclamò: "Bene! Finalmente posso cominciare a vivere come un essere umano!"
Dopo la morte per suicidio dell'imperatore avvenuta a trent'anni d'età, l'edificio neroniano, spogliato dei marmi e delle opere d'arte, nel 104 d.C. fu raso al suolo da un incendio e successivamente colmato di terra durante la costruzione delle Terme di Traiano consentendo così la conservazione fino ai giorni nostri del nucleo residenziale del Colle Oppio formato da circa 150 stanze. In questo modo, i "grotteschi" dipinti sopravvissero. La sabbia funzionò come le ceneri vulcaniche di Pompei proteggendoli dal loro eterno nemico, l'umidità.     

                    


                         

Nessun commento:

Posta un commento